La Manovra correttiva di Ferragosto ha abolito il Sistri, sistema di tracciamento digitale dei rifiuti, del quale Cna e Rete Imprese Italia avevano più volte denunciato i malfunzionamenti e i costi eccessivi a carico delle piccole imprese.
Innumerevoli sono state, nel corso dei mesi, le proroghe successive all’emanazione del Decreto istitutivo, in carenza di una profonda revisione, viceversa sollecitata dalle Associazioni imprenditoriali, indispensabile per rendere più equo, efficiente e meno costoso un sistema nato sulla base di esigenze e obbiettivi condivisibili sulla delicata materia dei rifiuti.
Ma cosa succede ora? Cosa devono fare oggi le aziende coinvolte in un sistema, per il quale hanno dovuto sborsare cifre salate, senza contare i grattacapi burocratici e tecnici?
“Il Decreto Legge n. 138 del 13 agosto scorso – spiega Bruno Burini, responsabile provinciale di Cna Ambiente e Sicurezza - ha effetto immediato (dovrà comunque essere convertito entro 60 giorni) e abroga anche gli articoli di precedenti leggi introduttive al Sistri, compresa la parte sanzionatoria, mentre si mantiene in essere l’applicabilità delle altre norme in materia di gestione dei rifiuti ai sensi dell’art.188-bis del d.l. 152/2006.
In pratica, si torna al registro di carico e scarico, al formulario e al vecchio nodello di denuncia rifiuti, il Mud”.
La Cna è stata, fin dall’entrata in vigore del complicato sistema, per così dire in trincea: circa 600 imprese seguite, 150 di queste hanno frequentato corsi di formazione specifici.
Le attività maggiormente interessate sono quelle dei trasporti di rifiuti, di produzione di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi con oltre 10 addetti (e cioè: edilizia, meccanica, falegnameria, autoriparazione, ecc.) e di recupero e smaltimento.
Tra gli interrogativi rilevanti aperti dal provvedimento del Governo, il rimborso delle cifre versate dalle imprese per l’adeguamento al Sistri.
“Una parte delle spese effettuate – precisa Burini - come ad esempio consulenze, formazione, acquisti di software, purtroppo difficilmente potranno essere recuperate. Diversa la vicenda dei contributi versati dalle imprese allo Stato, per servizi mai resi. Parliamo di cifre che vanno dai 500 fino, in alcuni casi, a 4000 euro per azienda. Su questo aspetto si dovranno stabilire, in un secondo momento, sempre che il Decreto venga definitivamente convertito in legge, modalità e condizioni dei relativi rimborsi alle aziende interessate. Al momento non vi sono indicazioni più dettagliate, si attende un quadro più chiaro e definito di tutta la materia che, attualmente, si presenta come un grande pasticcio normativo e burocratico che può, oltre tutto, riservare ulteriori sorprese”.
Per quanto riguarda la Cna, il Servizio Ambiente è a disposizione delle imprese associate per ogni informazione ed eventuali novità del caso.